10 - Ampliare e modernizzare
1834 L'ampio spazio verde dell'antico Barchetto, così ricco di memorie illustri, è stato appena annesso allo stabilimento, eliminando la Strada e il muro di cinta. Per un manicomio formato da un'unica unità architettonica, costruita per di più all'interno delle mura cittadine, questo giardino è uno sfogo molto importante, per lo svago e per le finalità terapeutiche organizzate dentro l'istituto. Peccato che nel 1866 si decise l’abbattimento della casina ruinante del Tasso. Questa parte di spazio venne adibita a laboratori, non solo per praticare percorsi di riabilitazione e di formazione per i pazienti, che diventarono vere e proprie officine di produzione tessile, richiesta e riconosciuta.
Una costruzione all’estremo orientale del Barchetto, appartata dal resto dell’asilo venne adibita a lavanderia, stenditoio, stalla e camera anatomica.
Nel progetto, Cappellini riservò alcuni spazi a speciali esercizi ginnastici, intesi come cure fisico-morali. In particolare, le foto degli interni riprendono e documentano i locali adibiti per la pratica terapeutica dei bagni a varie temperature, oltre alla nuova e moderna lavanderia.
Si avviò un trattamento con le caratteristiche della comunità psichiatrica aperta (a Pesaro e soprattutto ad Ancona). Si cominciò l'uso dell'elettroshock e dell'insulinoterapia, riuscendo a contenere in questo modo i soggetti più agitati.
Il San Benedetto , dunque, sempre all’avanguardie nelle sperimentazioni, subisce uno stop durante la seconda guerra mondiale, quando venne occupata anche la lavanderia. Al rientro dalla guerra si trattò la difficile riorganizzazione dell'Ospedale. Nuovi mezzi terapeutici si fecero strada e, comunque andarono le cose, trasformano il San Benedetto in Ospedale Psichiatrico moderno. L'uso degli psicofarmaci sostituirono quasi completamente la contenzione e l'uso delle celle di isolamento. Si favorì l'ergoterapia, i giochi, il cinema, il teatro, i bagni al mare, i permessi e le uscite. Si curò la preparazione degli infermieri. E si aprì il controverso periodo delle terapie da shock. Dal '52 a '56, Ugolotti e i suoi collaboratori, attraverso gli articoli stampati su Note e riviste parteciparono al ''Primo Congresso Mondiale di Psichiatria''.